Carpe diem

sabato, ottobre 24, 2015

Giudicare o Intendere

Un altro titolo avrebbe potuto essere: "Cosa succede quando giudichiamo?"
Ho preferito quello che vedete scritto dato che mette in evidenza la dicotomia tra i due termini scritti e il senso di quello che sto per dire va esattamente in quella direzione.
Quando si esprime un giudizio, si vuol sostenere che "le cose stanno così e così".
Ma il giudizio ha sempre una fondazione autentica? conveniente?
Buona parte delle volte non è così.
Giudicare ha in italiano un' accezione (al di fuori del contesto legale-burocratico) prettamente negativa: Viene usato come aggettivo per indicare qualcuno che, pur senza conoscere l'argomento in oggetto, prende una posizione ferma, decisa e spesso bellicosa nei confronti delle opinioni divergenti.
Il giudizio è in generale un "pretendere" che le cose stiano "così e così", che troppo spesso non ha fondazione autentica e, di conseguenza, non è conveniente.
Fin qui in molti non troveranno nulla di nuovo, il mio intento è però, come detto, sottolineare la dicotomia tra Giudicare o intendere ma non dal punto di vista della semantica lessicale bensì da quello pragmatico.
Per questo fine mi farò riferimento all'uso lessicale e dispregiativo del verbo "giudicare", come nella migliore tradizione volgare.
Quante volte usiamo "giudicare" dicendo che crediamo che le cose stiano in un certo modo, o dicendo che intendiamo che le cose stanno in un certo modo?
Noi crediamo di esprimere un'opinione, un nostro intendimento, ma contemporaneamente ci rendiamo ostili al confronto e al dialogo, incapaci di esporci al cambiamento e ad un analisi di respiro più ampio.
Crediamo di credere, invece giudichiamo.
Ci isoliamo in un angolo privato di decisioni già prese (da noi medesimi) in cui le cose sono esattamente come le vorremmo, ma non esistono. Ci circondiamo di pretese a cui diamo forma ma che non possono avere sostanza e non ne avranno mai.
Chi vuole ritenere sé stessa persona ragionevole non può scordarsi di intendere, non può confondere una forte convinzione (da cui è forse pervasa e dominata), con un giudizio.
Non deve abbassarsi a giudicare.
Non deve negarsi la possibilità di comunicare e di valutare ciò che invece di conoscere ha semplicemente preteso di conoscere.
Il nemico è subdolo, si nasconde sotto la convinzione della propria disponibilità, della propria intelligenza e ci rende sordi e ignoranti.
Occorre temerlo e guardarsene, oggi più di ieri, con i propri amici, la propria famiglia, la propria fidanzata.
Il vostro intelletto ve ne sarà grato.