Scelta e Responsabilità
Il momento della scelta (e quindi della responsabilità che deriverà dalla scelta fatta) fa di un uomo, un uomo. È nel momento della scelta che l'uomo vede se stesso sporto in un abisso. È angosciato, non è spaventato: La paura ha un oggetto di riferimento o un pensiero, qualcosa di noto è a farci paura. L'angoscia non ha un oggetto concreto che la generi, non è una fobia, quindi non può essere interrotta eliminandone la causa scatenante (la paura del buio passa con la luce, la fobia dello spazio chiuso passa uscendo, la paura dei ragni passa quando il ragno si allontana), è un sentire viscerale, privo di oggetti concreti. È terribile e inarrestabile. Deriva da una scelta che deve ancora essere fatta. Deriva dal non sapere quel che sarà non perché ci è misterioso il destino o le altrui intenzioni, ma perché non abbiamo deciso. Far fronte a questo, scegliere e prendersi la responsabilità della propria scelta, questo è il punto. Dietrich Bonhoeffer, teologo e pastore protestante, tedesco, morto impiccato in un campo di prigionia nel '45 a 39 anni, spiegava in una lettera, di fronte agli altri e di fronte a Dio, le ragioni della sua partecipazione al tentativo di assassinio contro Hitler (l'ultimo, quello quasi riuscito n.d.r.). Un gesto estremo. un gesto necessario. un gesto impossibile per un cristiano. La sua forza era nella scelta e nella responsabilità. Una responsabilità così forte da assumersi la colpa, anche di fronte a Dio, della scelta fatta. Senza questa forza un uomo non è un uomo, non agisce, è eternamente intimorito e preoccupato di sé, è egoista. Non voglio concludere come al solito con un rimando all'attualità. Quindi non lo farò, fatelo voi.
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