Quaderno 11 - La filosofia di Croce
"[...] Avendo dimostrato che tutti sono filosofi, sia pure a modo loro, inconsapevolmente, perchè anche solo nella minima manifestazione di una qualsiasi attività intellettuale, il -linguaggio-, è contenuta una determinata concezione del mondo, si passa al secondo momento, al momento della critica e della consapevolezza, cioè alla questione: è preferibile -pensare- senza averne consapevolezza critica, in modo disgregato e occasionale, cioè -partecipare- a una concezione del mondo -imposta- meccanicamente dall'ambiente esterno, e cioè da uno dei tanti gruppi sociali nei quali ognuno è automaticamente coinvolto fin dalla sua entrata nel mondo cosciente (e che può essere il proprio villaggio o la provincia, può aver origine nella parrocchia e nell' -attività intellettuale- del curato o del vecchione patriarcale la cui -saggezza- detta legge, nella donnetta che ha ereditato la saggezza delle streghe o nel piccolo intellettuale inacidito nella propria stupidaggine e impotenza a operare) o è preferibile elaborare la propria concezione del mondo consapevolmente e criticamente e quindi, in connessione con tale lavorio del proprio cervello, scegliere la propria sfera di attività, partecipare attivamente alla produzione della storia del mondo, essere guida di se stessi e non già accettare passivamente e supinamente dall'esterno l'impronta della propria personalità? [...]"
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