Carpe diem

martedì, agosto 15, 2006

Emmanuel Levinas

Ho scritto quel nome e pensavo di parlare del libro "Totalità e infinito" del 1961. Ci ho provato, ma non ci riesco, è un pensiero troppo complesso per essere spiegato in poche righe o per venir citato. Raccomando però il testo a tutti i "bene intenzionati", a coloro che vogliono farsi un'idea sull'etica, un'etica rilassante e costruttiva. L'argomento è infatti la relazione dell'io quando si trova faccia a faccia con l'alterità di tutto ciò che non è lui. Quando si trova di fronte a tutto ciò che è altro da lui. Secondo l'autore il piano etico preesiste al piano ontologico: non mi domando chi è o da dove viene questo "Altri" (che nel testo è immaginato come un volto) ma mi curo di lui, me ne preoccupo eticamente, perchè egli in questo faccia a faccia si pone di fronte a me come una maestà, mi comanda, ma è come un orfano o una vedova. Mi comanda nella sua inermità. Levinas è famoso come il filosofo "dell'inermità che sconfigge la violenza". Un pensierò, anche se già è stato ferito e inficiato, sicuramente notevole e attualissimo, anche dopo più di 40 anni. Un'etica stabile, un'etica dell'interiorità, che costruisce. Ci sono filosofi che smontano l'etica. Che la vedono falsificarsi da sola, la vedono autodistruggersi (Derrida). Altri invece che propongono esempi di "virtù" da seguire e ai quali riferirsi, "porsi nella sequela dell'opera di Cristo" ad esempio (Bonhoeffer). Oppure coloro che vedono comportamenti eccezzionali, etici e fedeli, come nella bellissima figura di Abramo proposta da Kierkegaard. Ma nessuno prima di Levinas aveva immaginato un'etica così umana, che lascia immaginare che sia la nostra stessa natura a dare all'etica il "primato", e soprattutto che l'etica sia seguibile e realizzabile pienamente. Questo è confortante e bellissimo da leggere, anche perchè Levinas scrive davvero bene. Cercatelo e leggetelo.

1 Comments:

Posta un commento

<< Home