Carpe diem

martedì, gennaio 08, 2008

Problemi di identità

A partire da questo post è nata una discussione sul libro di Amartya Sen "identità e violenza", io volevo dire la mia ma come al solito quando si parla di queste cose divento noioso e il mio commento aveva superato la "lunghezza di cortesia", quindi ho trasferito tutto qui e a casa mia scrivo quanto voglio ;-)
Non credo che Sen sostenga che non esistono differenze tra gli uomini, semplicemente non sono quelle che noi individuiamo attraverso il concetto di identità comunemente diffuso. Le varie identità che troviamo vagando per il nostro pianeta sono solo attribuzioni posticce, create a partire da differenze riscontrate ora sulla base dell'idea politica, ora della religione, e così via. Ad esempio prendiamo un suo ragionamento: Sen sostiene che i colonizzati abbiano la tendenza a percepire se stessi come "altro dall'occidente", l'occidente della tecnologia e del progresso. Il colonizzato quindi si attribuisce il privilegio della spiritualità e della tradizione, poichè sono le sole cose che restano. Questo è l'esempio di genesi di una identità patologica, nata da una sorta di gigantesco complesso di inferiorità o da invidia, causate però a partire dal nostro atteggiamento nei confronti di certe regioni del mondo. Da qui nasce un circolo vizioso del quale Sen si occupa e che lo porta a sviluppare la sua teoria come esposta nel testo. Altra cosa che mi sembra importante è il discorso sui pregiudizi, discorso delicato soprattutto di questi tempi. Non è più così facile dire che il pregiudizio è sbagliato, perchè molti pensatori, dalla metà del secolo scorso ad oggi, hanno sostenuto la loro ineliminabilità e, anzi, la loro importanza. Seguendo questa corrente (l'ermeneutica) non è illusorio sostenere di non avere pregiudizi, perchè il pregiudizio è lo strumento che mette in comunicazione noi e la realtà, ci permette di comprenderla e interpretarla. Chi vuole arrivare ad essere aperto e "di larghe vedute" non può pretendere di eliminare ogni preconcetto, ma, sapendo di non poterne fare a meno, può orietare il suo pensiero sul mondo prendendo più pregiudizi possibili e quindi vedere le cose da più punti di vista. Per finire consiglio un altro testo sul tema, scritto dall'ambasciatore italiano a Teheran: "Roberto Toscano - La violenza, le regole" Einaudi 2006

4 Comments:

  • Uno dei principali limiti della classificazione per "culture" è il ricorso ad un'unica affiliazione, trascurando tutte le possibili altre. Come dimostra Sen, uno dei casi più evidenti di questo errore di ragionamento è la comune definizione di "musulmano". L'unica affiliazione che viene presa in considerazione è quella che richiama la fede religiosa. Ma un musulmano, come ogni qualsiasi individuo, possiede identità multiple, che, guarda caso, vengono taciute e trascurate, in quanto sarebbero poco funzionali, e offuscherebbero quella che si vuole trasmettere come l'unica identità dominante. Ci sono un mucchio di esempi del genere, documentati molto bene, nel libro. Alla fine ho risposto io a casa tua! :)

    By Anonymous Anonimo, at 18:19  

  • oh si si! hai fatto bene, anche se non so chi sei... Sen è molto lucido in questa analisi, molto più di tanti altri che sottolineano uguaglianza piuttosto che parità di diritti o altro senza soffermnarsi sulla cornice, sul problema di fondo che è la definizione stessa dei termini a cui ci si riferisce. Secondo Sen si possono accomunare tutti i musulmani così come tutti gli imbianchini e tutte le persone con il nome che inizia per "o". In ogni caso, uno solo dei termini NON rappresenta l'identità del tal popolo. Altro testo che mi è appena venuto in mente, cito dal retro copertina:
    "L'atto di accusa del più grande pensatore politico vivente contro gli errori dell'america, l'incapacità dell'europa, il naufragio del diritto internazionale"
    Jürgen Habermas - L'occidente diviso

    By Blogger Ntxeon, at 19:57  

  • Chi vuoi che sia, banana..

    By Anonymous Anonimo, at 20:32  

  • oh... uf!

    By Blogger Ntxeon, at 13:11  

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